Il 6 luglio 2016 il Consiglio federale ha aperto la consultazione sulla revisione della legge sulle lingue. Con un'integrazione dell'articolo 15 della legge sulle lingue si vuole sostenere l'armonizzazione dell'insegnamento delle lingue nella scuola dell'obbligo. L'obiettivo è di definire la posizione delle lingue nazionali nell'insegnamento. La revisione deve però tenere conto anche delle competenze cantonali in ambito scolastico e delle differenze linguistico-regionali. Il Consiglio federale propone tre varianti:
- La variante 1 riprende il testo dell'iniziativa parlamentare depositata dalla Commissione della scienza, dell'educazione e della cultura del Consiglio nazionale (14.459): è circoscritta alla scuola elementare e stabilisce che l'insegnamento della seconda lingua nazionale deve iniziare al più tardi nella quinta classe (che corrisponde al 7º anno scolastico secondo il concordato HarmoS).
- La variante 2 recepisce a livello di legge la soluzione del concordato HarmoS: stabilisce che la prima lingua straniera deve essere insegnata al più tardi a partire dalla terza classe e la seconda a partire dalla quinta. Una delle due lingue straniere deve essere una seconda lingua nazionale, l'altra l'inglese.
- La variante 3 garantisce sul piano formale la posizione della seconda lingua nazionale: stabilisce che l'insegnamento della seconda lingua nazionale deve iniziare nella scuola elementare e proseguire fino al termine del livello secondario I.
Il Consiglio federale propende per la terza variante e ha aperto la consultazione sulla revisione della legge sulle lingue perché in alcuni Cantoni è messo in questione - a partire dall'anno scolastico 2017/18 - l'insegnamento di una seconda lingua nazionale nella scuola elementare. La procedura ha servito a sottoporre a discussione per tempo possibili soluzioni.
Nella seduta del 16 dicembre 2016 il Consiglio federale ha preso atto dei risultati della procedura di consultazione sulla modifica della legge sulle lingue. Viste le decisioni prese negli ultimi mesi a livello cantonale, attualmente mancano i presupposti per una regolamentazione a livello federale. Il Consiglio federale incarica quindi il Dipartimento federale dell'interno (DFI) di procedere a una nuova valutazione della situazione insieme ai Cantoni qualora uno di essi dovesse discostarsi in maniera sostanziale dalla soluzione armonizzata per la questione linguistica.