Vincitori 2024

Schwarz-weiss Aufnahme von Sol Gabetta, welche ihr Cello hält und lächelnd in die Kamera schaut.
Sol Gabetta
© Julia Wesely

Sol Gabetta - Violoncellista di caratura mondiale

Vincitrice Gran premio svizzero di musica 2024

Sol Gabetta è una delle violoncelliste più famose e di successo dei nostri tempi. Nata nel 1981 in Argentina, ha studiato alla scuola universitaria di musica di Basilea e da molti anni vive a Olsberg, un comune nel Canton Argovia dove ogni anno si svolge Solsberg, il festival di musica da camera di cui è direttrice artistica sin dalla creazione nel 2006.

L’artista ha raggiunto il successo internazionale nel 2004 con il Credit Suisse Young Artist Award, che ha premiato il suo debutto in concerto con l’Orchestra Filarmonica di Vienna al Lucerne Festival. Solista molto richiesta, si esibisce con le più famose orchestre e celebrità, tra cui Cecilia Bartoli.

Oltre a interpretare i classici di Vivaldi, Elgar e Beethoven, ai concerti e nei numerosi CD pubblicati Sol Gabetta dà spesso voce anche a nuove proposte, ad esempio in coppia con Patricia Kopatchinskaja, vincitrice del Gran Premio svizzero di musica 2017. Per anni ha condotto la trasmissione «KlickKlack» alla radio bavarese Bayerischer Rundfunk, dove con passione ha raccontato la musica classica al grande pubblico. Dal 2005 insegna all’accademia di musica della Città di Basilea.

Tra i molti riconoscimenti, nel 2022 la violoncellista ha ricevuto il Premio europeo della cultura per il suo eccezionale percorso artistico. Nel 2024 ha pubblicato il CD «Mendelssohn» insieme al pianista Bertrand Chamayou.

Premi svizzeri di musica

Ivo Antognini - Compositore poliedrico di musica corale

Il ticinese Ivo Antognini, nato nel 1963, è uno dei compositori di riferimento della musica corale contemporanea e le sue opere sono interpretate da cori prestigiosi di tutto il mondo.

Interessato alla composizione sin da bambino, ha studiato pianoforte a Lucerna con la pianista Nora Doallo e frequentato la Swiss Jazz School di Berna. Ha poi scritto svariati brani per il cinema e la televisione e pubblicato tre album jazz di composizioni originali.

Da quando nel 2006 ha incontrato il famoso coro ticinese per bambini e giovani Calicantus e il suo direttore Mario Fontana, Ivo Antognini si dedica alla musica corale. Le sue composizioni sono molto versatili e quindi adatte a un’ampia varietà di voci e cori. Nel maggio del 2016 l’oratorio «A Prayer for Mother Earth» ha debuttato alla Carnegie Hall di New York e nel 2023 il famoso Trinity Choir of Cambridge ha pubblicato «Come to me in the silence of the night», un intero album con composizioni dell’artista.

Per le sue opere, Ivo Antognini ha ricevuto numerosi premi a concorsi nazionali e internazionali. Oltre a comporre, insegna al Conservatorio della Svizzera italiana di Lugano.

 

Simone Aubert - Curiosità sconfinata e spirito autodidatta

La polistrumentista ginevrina Simone Aubert fa parte a pieno titolo della scena musicale sperimentale svizzera. In oltre 20 anni si è esibita in centinaia di concerti con diverse band trovando sempre la propria espressione musicale indipendente. Questa nasce dal suo spirito autodidatta e abbraccia il non classificabile esplorandone sia il lato delicato, sia quello brutale.

Le band sono Hyperculte, Massicot, Tout Bleu e Yalla Miku e gravitano spesso intorno all’etichetta ginevrina Bongo Joe Records. In ognuna di esse Simone Aubert ha un approccio autodidattico e riveste ruoli sempre diversi: a volte si siede alla batteria, altre volte suona la chitarra, altre ancora sceglie l’elettronica, oppure si pone al centro della scena con la sua voce, come fa con Tout Bleu. Un’artista multidisciplinare sempre alla ricerca di scambi inaspettati, ad esempio nei duetti con la cantante Simone Felber, anch’essa vincitrice quest’anno di un Premio svizzero di musica.

Espressione di curiosità e di impegno sociale e politico, la musica di Simone Aubert non si diffonde solo attraverso le sue band e la vasta rete di contatti, ma si trova anche in opere di danza e teatro oppure in progetti artistici e scientifici.

Simone Aubert è inoltre co-fondatrice del festival ginevrino Baz’Art, la cui programmazione interdisciplinare dimostra ancora una volta il suo approccio libero e slegato dai generi.

 

Simone Felber - Cultura dello jodel per il presente e il futuro

La lucernese Simone Felber, nata nel 1992, è una mezzosoprano di formazione classica e cantante di jodel, oltre che una delle voci più iconiche della musica popolare contemporanea.

Già nel corso degli studi alla scuola universitaria professionale di Lucerna (HSLU) era decisa a non voler diventare «solo» una cantante di musica classica. Perché, come lei stessa dice, «mentre nella classica si punta a riprodurre perfettamente il suono, con il jazz e la musica popolare si ha la possibilità di trovare il proprio». È stata allieva della famosa cantante di jodel Nadja Räss e ha cercato scambi con cantanti di jodel naturale, trovando così la strada verso una musica popolare incentrata soprattutto sulle origini.

Con il suo trio Simone Felbers iheimisch, il suo quartetto a cappella famm e altri gruppi Simone Felber dà una voce nuova allo jodel e alla cultura canora svizzera. È direttrice di Echo vom Eierstock, un coro femminista che ha fatto scalpore riproponendo le canzoni tipiche della tradizione coristica maschile e aggiornandole con testi contemporanei. Nel duo hedi drescht con il pianista jazz Lukas Gernet scrive nuove canzoni di jodel incentrate sulla domanda «Cos’è la patria?». È poi sempre alla ricerca di scambi sperimentali. Ne è un esempio quello con Simone Aubert, anche lei vincitrice nel 2024 di un Premio svizzero di musica. Con tutte le sue iniziative, Simone Felber dimostra come la musica popolare svizzera possa suonare contemporanea ed emancipata.

 

Leila Schayegh - Maestra della musica antica

Leila Schayegh, violinista e ricercatrice originaria di Winterthur e residente a Basilea, è una maestra della musica antica che proietta nel presente le opere della musica barocca.

Poco dopo aver studiato violino classico a Basilea è stata allieva di Chiara Banchini (vincitrice di un Premio svizzero di musica 2021) alla Schola Cantorum Basiliensis. Da allora si è dedicata alle prassi esecutive storiche della musica antica, fino a diventare una delle soliste e musiciste da camera più rinomate in questo ambito. Il repertorio di Leila Schayegh copre 300 anni, un periodo enorme che testimonia la varietà della musica barocca, e negli ultimi anni si è arricchito di opere dell’epoca classica e romantica. Nel 2018 l’artista ha inciso le sonate per violino di Johannes Brahms e nel 2021 le sei sonate e partite per violino solo di Johann Sebastian Bach, che rientrano dell’Olimpo dei brani per violino.

Dal 2010 Leila Schayegh insegna violino barocco alla Schola Cantorum Basiliensis e trasmette agli studenti e alle studentesse la sua vastissima conoscenza storica, sensibilizzandoli all’importanza di un’interpretazione personale e indipendente della musica antica.

 

Tapiwa Svosve - Sassofonista dalla creatività visionaria

Lo zurighese Tapiwa Svosve è nato nel 1995 e con il suo sassofono si colloca ai vertici del jazz svizzero contemporaneo. Insieme alle sue band e nei suoi progetti mette in discussione le strutture culturali tradizionali.

Tapiwa Svosve ha studiato jazz alla scuola universitaria d’arte di Zurigo. Nel 2017 la sua band District Five ha ricevuto lo ZKB Jazzpreis, il premio per il jazz della Banca cantonale di Zurigo. Il gruppo non ha mai suonato jazz classico ma piuttosto sperimentato con elementi della fusion e dell’elettronica. Con album come «Burnt Sugar» (2022) e «Pause» (2023), District Five si è allontanata ancora di più dal jazz per addentrarsi nel rock psichedelico. Oltre che con questa band, Tapiwa Svosve si esibisce con la musicista Evelinn Trouble (vincitrice di un Premio svizzero di musica 2018), il batterista statunitense Hamid Drake, la fisarmonicista Tizia Zimmermann e altri ancora. Realizza inoltre progetti da solista nei quali va alla ricerca di espressioni musicali sempre nuove. Insieme ad

Asma Maroof e Patrick Belaga nel 2023 ha inciso l’album «The Sport of Love», acclamato a livello internazionale. Ha lavorato alla Schauspielhaus di Zurigo e co-fondato il collettivo Gamut, che dal 2015 ha avuto un ruolo decisivo nel rilancio della scena musicale zurighese proponendo idee innovative e nuovi festival.

Attraverso il suo approccio interdisciplinare e sperimentale Tapiwa Svosve imprime nuovi impulsi e sfida il nostro modo di ascoltare.

 

Zeal & Ardor - Successo mondiale con il gospel metal

La band del musicista basilese Manuel Gagneux coniuga black metal e gospel in un mix spettacolare da cui nasce una musica completamente nuova che sta riscuotendo un successo planetario.

Oggi Zeal & Ardor è uno dei gruppi svizzeri più conosciuti all’estero. Tutto è cominciato con un esperimento: un giorno lo svizzero-americano Manuel Gagneux ha chiesto in un forum online quali stili avrebbero meritato prima o poi di essere combinati. La risposta è stata black metal e gospel. Ancora con il nome d’arte Birdmask, ha cominciato allora a cimentarsi con questa idea. Nel 2017 ha poi pubblicato «Devil Is Fine» come Zeal & Ardor, ossia «zelo e ardore», suscitando un tale entusiasmo nei media musicali internazionali da convincersi a trasformare il suo progetto in una band dal vivo. I membri sono lo stesso Manuel Gagneux, chitarrista, compositore e cantante, il chitarrista Tiziano Volante, il bassista Lukas Kurmann (che ha preso il posto di Mia Rafaela Dieu), il batterista Marco von Allmen e le voci di Denis Wagner e Marc Obrist. La band si esibisce a importanti festival metal come il Wacken Open Air nel nord della Germania e intraprende lunghi tour in Europa, Regno Unito, Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda e Brasile. Nel 2023 il film «Play with the Devil» ha raccontato questa storia di successo nelle sale cinematografiche svizzere ed estere.

Con gli album «Stranger Fruit» (2018) e «Zeal & Ardor» (2022), Manuel Gagneux ha esplorato in profondità il suo personale e innovativo stile metal. Anche l’ultimo album di Zeal & Ardor «GREIF», in uscita ad agosto 2024, non ha perso nulla di questo spirito ribelle e stimolante.

 

Zimoun - Poesia sonora e visiva nello spazio

Con installazioni discrete eppure spettacolari l’artista bernese Zimoun elimina i confini tra arte e musica sviluppando interazioni tra elementi visivi, auditivi e spaziali.

Per le sue straordinarie opere, spesso dalle dimensioni molto generose, ricorre per lo più a materiali riciclati di uso comune come il cartone, messi in movimento da svariati motori. La forza meccanica genera sonorità peculiari. Nonostante l’ordine preciso e minimalista, i lavori di Zimoun trasmettono un’estrosità senza precedenti capace di assumere tratti caotici.

Questa fusione tra elementi visivi e sonori era già evidente nei primi anni Duemila, quando Zimoun si fece conoscere al TONUS-MUSIC LABOR (oggi Orbital Garden) nel centro storico di Berna, uno spazio sperimentale del musicista Don Li. Da allora le sue installazioni sonore vengono esposte in tutto il mondo. Nel 2021 il museo Haus Konstruktiv di Zurigo gli ha dedicato una grande mostra personale.

Oltre a creare installazioni, che considera composizioni musicali, Zimoun lavora anche a livello puramente acustico realizzando opere multicanale totalmente prive della componente visiva, che fanno percepire lo spazio a livello acustico. Una di queste è la serie «Dark Matter», che è stata esposta in svariati spazi culturali come il cinema Rex di Berna.

Premi speciali di musica

smem – Museo e centro svizzero di strumenti musicali elettronici - Archivio dinamico sulla storia della musica elettronica

Il Museo e centro svizzero di strumenti musicali elettronici (smem) di Friburgo ospita un deposito espositivo con una delle più importanti collezioni al mondo di strumenti musicali elettronici, composta da circa 5000 oggetti tra sintetizzatori, dispositivi per effetti e console di missaggio. La collezione documenta la storia della musica elettronica rendendola anche accessibile al pubblico, grazie a una sala ludica in cui i visitatori possono scoprire e suonare pregiati strumenti e apparecchi storici, ma anche usarli per registrazioni.

Lo smem è nato dalla collezione del basilese Klemens Niklaus Trenkle, che per 40 anni ha raccolto strumenti e apparecchi. Nel 2016 un’associazione l’ha acquisita impegnandosi a catalogare gli oggetti e a renderli accessibili alla popolazione. Di frequente il museo attira anche personalità come il produttore musicale Legowelt o la visionaria musicista colombiana Lucrecia Dalt.

Istituzioni come lo smem mantengono viva la storia della musica e della produzione musicale grazie al notevole aiuto di volontari e volontarie, e allo stesso tempo permettono ai musicisti e alle musiciste di continuare a lavorare con questi strumenti. Così, la storia della musica elettronica non è solo documentata, ma può anche essere vissuta nel presente.

 

Underground Film & Music Festival di Losanna (LUFF) - Al ritmo della cultura underground

Ogni anno, dal 2002, l’intrepido festival LUFF offre alle avanguardie un’importante piattaforma, invitando visitatrici e visitatori a confrontarsi, in modo divertente e stimolante, con la cultura underground.

Il LUFF è organizzato dall’associazione non-profit Association pour la Promotion de la Culture Independente (APCI). Fondata nel 2001, l’APCI si propone di fornire una piattaforma ad artiste ed artisti che raramente si vedono in Svizzera. Ispirato originariamente al New York Underground Film Festival, il LUFF ha costruito una ricca tradizione e ha portato a Losanna registe e registi radicali come John Waters e Christoph Schlingensief. Anche il programma musicale, attualmente diretto da Dimitri Meier e Thibault Walter, ricerca e individua i personaggi più estremi, presentando grandi personalità come Kim Gordon e Norbert Möslang e proponendo prestigiose voci del calibro di No Home o Dreamcrusher. Il LUFF presenta artiste ed artisti che esplorano in via sperimentale l’ampio spettro della musica noise, ambient e d’avanguardia.

Il LUFF, festival di fama internazionale, diffonde anno dopo anno la cultura radicale dell’underground senza timori né riguardi.

 

Somatic Rituals - Club culture con un concentrato di forza innovativa

I Somatic Rituals, collettivo musicale ed etichetta basilese, sono composti dai produttori Kombé, Mafou e Mukuna. Con brani, mix e DJ set di ogni tipo, i tre si avventurano nella ricerca delle loro radici africane, aprendo nuovi spazi alla club culture grazie ad una straordinaria visione collettiva.

Questo gruppo ha fondato un’etichetta comune nel 2017. La loro musica elettronica combina stili come ambient techno, gqom e house, con approcci sperimentali e personali. Nel 2023 Kombé ha per esempio pubblicato per i Somatic Rituals l’EP «Foreign Exchange», che media tra culture e periodi temporali con grande fluidità. Kombé, Mafou e Mukuna sono stati per molti anni DJ stabili del club basilese Elysia, noto in tutta Europa per il suo strepitoso sistema acustico. Il loro crescente riconoscimento internazionale si riflette nelle presenze a festival rinomati come l’Atonal di Berlino. I mix dei Somatic Rituals si possono ascoltare anche su stazioni radio online e comunitarie come NTS di Londra, TRNSTN di Friburgo o EOS di Francoforte.

Grazie alla loro musica e al loro approccio, i Somatic Rituals promuovono la diversità, l’inclusione e l’uguaglianza nella club culture, dimostrando di essere non solo musicalmente innovativi, ma anche socialmente impegnati e responsabili.

https://www.bak.admin.ch/content/bak/it/home/kulturschaffen/musica/premio-svizzero-di-musica/gewinner-2024.html